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I castelli sorgevano, di solito, su un’altura, ma anche in una gola fra i monti o all’incrocio di strade importanti. In questo caso era più facile imporre dazi e pedaggi ai viaggiatori e alle merci. Era fondamentale che fosse ben fortificato, perciò era costruito in pietra e comprendeva una cinta di spesse e solide mura, rinforzate da alte torri. Le porte, inquadrate tra due torri, erano particolarmente ben difese: costituivano infatti il punto più delicato per la difesa del castello. Al di sopra del fossato che lo circondava era gettato un ponte levatoio, per il passaggio . In caso di attacco, il ponte veniva sollevato e, dietro le mura, i difensori si preparavano a lanciare frecce, sassi, olio bollente. Estremo punto di difesa era il "mastio" una grossa torre, a diversi piani, che sorgeva nella parte più interna del castello, isolata dal resto delle fortificazioni, da una cinta di mura. Come ultima salvezza, il castellano disponeva di una galleria sotterranea, che, passando sotto le mura, raggiungeva un luogo segreto e isolato. Oltre l’ingresso si apriva un grande cortile, dove la gente del vicinato si rifugiava con i propri beni, durante gli assalti . La sicurezza è dunque grande, ma la vita nel castello, tra l’XI e il XII secolo, è molto disagevole. Le stanze sono buie, umide e fredde. Per evitare il gelo e l’umidità si costruiscono poche finestre, alte e strette. L’ambiente viene riscaldato con un camino e con grossi bracieri, inoltre si tappezzano le pareti con stoffe pesanti e si costruiscono sedie con alti e grandi schienali, sempre allo scopo di riparare dagli spifferi freddi. Non meno grave è il problema dell’illuminazione: la casa provvista di poche finestre, è sempre semibuia; candele di seco o torce di resina non sono sufficienti allo scopo. L’arredamento è semplice e disadorno: panche, tavoli, letti, qualche cassapanca. Il nobile però, resta poco nel castello: vive per lo più all’aria aperta dedicandosi alla caccia, attività privilegiata, che si svolge anche per intere settimane nei boschi che circondano il castello. Ciò gli consente di procurarsi il cibo e di tenersi allenato per la guerra che è la sua principale attività. Uno dei momenti più importanti della sua giornata è quello del pranzo, del banchetto. Annunziato dal suono del corno , il pasto viene servito alle dieci di mattino ed è costituito da varie pietanze, specialmente di carne. Tutti si siedono attorno ad una lunga tavola di legno, mangiano con le mani e si puliscono la bocca nella tovaglia che di solito scende fino a terra: non avevano ancora la forchetta, né i tovaglioli. Agli ospiti di maggior riguardo si concede di mangiare in due, nello stesso piatto. Buffoni e menestrelli allietano questi pranzi . Le castellane, ossia le mogli dei feudatari, hanno l’importante incarico di assicurare il buon funzionamento della casa: sorvegliano il lavoro dei servi, si occupano della mensa, della biancheria, della lavanderia… Spesso, insieme con le ancelle, preparano il burro, il formaggio, il vino; filano, tessono e ricamano; talvolta si divertono a suonare qualche strumento. A loro tocca la responsabilità di allevare i figli, di insegnare alle figlie i doveri di una padrona di casa, di amministrare il castello, quando il feudatario si allontana per la guerra; di raccogliere la somma necessaria per il riscatto se questi cade prigioniero. Le figlie del feudatario onorano con la loro presenza i banchetti e non mancano di presenziare ai tornei, durante i quali i cavalieri si battono nel loro nome o per difendere i loro colori . |